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    ALESSANDRO BALDI

    Quattro Movimenti per reazioni armoniche (2022)

    "Quattro movimenti per reazioni armoniche" è un'opera audiovisiva che prende ispirazione dal progetto "Beautiful Chemistry", della University of Science and Technology of China (www.beautifulchemistry.net). Nel 2014 la rivista Focus pubblica un articolo online, in merito al progetto, intitolato “Otto spettacolari reazioni chimiche in slow motion” (www.focus.it/scienza/scienze/otto-spettacolari-reazioni-chimiche-in-slow-motion).
    I quattro movimenti si evolvono in base ai meccanismi di quattro degli otto processi chimici, estendendo la rappresentazione uditivamente, attraverso la musica elettronica.
    I movimenti in questo modo si presentano come delle allegorie multimediali come ad esempio un quartetto per inchiostri, un preludio per una catena di Markov, un sistema di particelle in allegro, una giungla stocastica. Le forme musicali utilizzate per la composizione si rifanno ai movimenti della sinfonia classica, reinterpretata nel timbro e nel tempo, riadattata a delle forme di composizione di musica elettronica.
    Programmazione audio binaurale in Dolby Atmos a cura di Giuseppe Ernandez.

    L'opera è stata presentata come exhibition multimediale presso l’Immaginario Scientifico di Trieste.

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    CHRISTOPHER SCHERLICH

    FORWARDS / NOW / BACKWARDS (2022)

    "FORWARDS / NOW / BACKWARDS" tratta il tema della percezione del tempo. Il lavoro è stato sviluppato a partire dalla registrazione audio e video di un unico evento: la caduta di una clessidra che si infrange a terra. FORWARDS / NOW / BACKWARDS è divisa in tre parti: la prima, FORWARDS, è incentrata sull’aspettativa, sulla proiezione dell’evento futuro; la seconda, NOW, è l’ora, l’azione nella sua durata effettiva; la terza, BACKWARDS, è basata sul ricordo dell’avvenimento. La composizione presenta una struttura speculare e circolare, dove l’inizio e la fine coincidono.

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    CARLO PRESOT

    Rain. A Landscape through me (2021)

    Rain nasce dall’idea di voler rappresentare il rapporto fra l’Uomo e la Natura attraverso un fenomeno temporalesco.
    L’Io, in un primo tempo impaurito dalla forza devastante dell’evento atmosferico supera la tentazione di considerare la Natura come realtà (ma anche forza ostile) “altra da sè” e, accettando di farsi attraversare da essa, si riscopre compartecipe della sua essenza vitale. In questa (ri)trovata armonia tra Io e Natura cara alla cultura dell’estremo oriente, la necessità deterministica del soggetto occidentale si disgrega, ne rimane una nuova realtà nella quale Uomo e Natura sono parte di un Tutto, entità indistinte che compartecipano della stessa energia.
    Il processo catartico al quale è condotto l’Io fa altresì tremare le sue stesse fondamenta: gli schemi dualici con i quali ha guardato il mondo (bene/male, Natura amica/nemica) possono essere superati, almeno momentaneamente, accettando una realtà dove la forza distruttrice della Natura è parte ineliminabile del ciclico processo vitale.

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    ADRIANO CASTALDINI

    Manichino (2016)

    Manichino è la sesta di una serie di fotografie animate raccolte con il titolo TEAPOT GRAFFITI. Il riferimento è “Operation Teapot”, nome in codice dei test nucleari effettuati nel 1955 nel deserto del Nevada. Per uno di questi venne costruita un’intera piccola città, Survival Town, con case completamente arredate e supermercati riforniti di cibo, e popolata da manichini espressivi, realistiche riproduzioni di civili intenti alle più positive attività domestiche e lavorative secondo il modello americano di quegli anni. Commuove ciò che resta di quei manichini, impossibilitati a comprendere il proprio destino o anche solo ad abbandonare la finta espressione allegra sui loro volti mentre venivano disciolti e fatti a pezzi. Amara metafora della falsità del modello di vita che rappresentavano.
    A far da modello per questa fotografia è il mio amatissimo amico Gabriele, scomparso il 6 marzo 2020. Con questo video l’autore, assieme ai docenti della scuola MNT, ricordano un ragazzo generoso e gentile.

    Manichino e altre tre fotografie animate della serie TEAPOT GRAFFITI sono state proiettate come opera fuori concorso alla mostra Artefatto 2016 – IT’S ME presso il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di palazzo Gopcevich (Trieste).

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    ELIA ZUPIN

    Infinito femminile (2018)

    Interpretare e rappresentare il pensiero femminile attraverso un’opera di pochi minuti è stata una sfida che si è rivelata un viaggio avventuroso e inaspettato. Scegliere una danzatrice classica come ‘guida’ nell’esplorazione dell’animo femminile ha consentito, attraverso movenze a volte evanescenti e delicate, a volte misurate e decise, di percepire e vivere piani psicologici differenti, eppure connessi e senza soluzione di continuità.
    Le diverse tecniche grafiche e musicali utilizzate hanno inteso potenziare, nei vari passaggi, la leggerezza del sogno, il bisogno di utopia e perfezione, le profondità meditative e di riflessione, l’abbandono alla bellezza e alle emozioni, il coraggio del cambiamento repentino di prospettiva, il turbamento della passione ... e altro ancora. Il connubio tra mondo reale-analogico e l'elaborazione virtuale-digitale trova il suo equilibrio nella rappresentazione visiva come nella resa sonora, con un intreccio tra strumenti in grado di esprimere potere vibrazionale come gong, campane tibetane, percussioni, flauti e chitarra che, combinati con tecnologie digitali, danno luogo ad un impasto percettivo sinergico e fluido.
    Una trama complessa e articolata di sentimenti e azioni che trova nel continuo colloquio introspettivo e nel pensiero razionale e pragmatico la consapevolezza della potenza generatrice intrinseca della donna, in sintonia con la Natura e l’Universo.

    "Infinito Femminile" si è classificata al primo posto nella sezione di Musica e Nuove Tecnologie – Categoria opere Originali Audio-Video al XIII concorso del Premio Nazionale delle Arti 2018 indetto dal MIUR.

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    LORENA CANTARUT

    Polimorfie (2017)

    Polimorfie nasce da uno studio su un materiale sonoro di partenza volutamente ridotto: una registrazione del crepitio del fuoco all’interno di un boiler a legna. La declinazione del materiale sonoro mi ha suggerito in seguito uno studio sul materiale video imperniato sul fuoco e le sue trasformazioni in altri elementi (dal fuoco all’acqua, all’aria, alla terra), accomunati da una texture o un comportamento fisico simile.
    L’uso di software per la modellazione e animazione 3D è stato fondamentale in questa fase, poiché mi ha permesso di dare vita ad una serie di soggetti con caratteristiche fisiche e materiche ad hoc. L’uso di una palette cromatica limitata al bianco e nero è stata dettata dalla scelta di focalizzarmi sull’aspetto fisico e tessiturale dei soggetti, eliminando l’informazione cromatica dall’attenzione dello spettatore.

    “Polimorfie” ha ottenuto il secondo posto nella sua categoria al XII Premio Nazionale delle Arti 2017 indetto dal MIUR.

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    EMILIANO GHERLANZ

    104 Hz (2016)

    104 Hz è un’opera basata su un rapporto 3:1. Nella sua creazione sono stati utilizzati tre materiali di sintesi e una registrazione rielaborata al computer.
    I quattro materiali video vengono da subito presentati all’osservatore: un quadrato, un triangolo e un cerchio sono i materiali generati al computer; la ripresa di una donna su sfondo green screen è il quarto materiale.
    Per la scelta dei suoni è stato utilizzato lo stesso principio. I suoni sono: una sinusoide a 104 Hz, un suono percussivo basso, dei suoni legati, di lunga durata e intonazione alta; il materiale concreto è tratto da registrazioni di chitarra acustica.
    I diversi materiali video sono presentati da subito, all’inizio dell’opera. Si susseguono poi varie fasi che vedono i materiali analizzati singolarmente. La musica mira a creare un ambiente e un accompagnamento al materiale visivo.

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    DAMIANO MARCONI

    Ghost and Whispers (2014)

    Ghost and Whispers è liberamente ed astrattamente ispirato alle tematiche presenti nella "Histoire du soldat" di Igor Stravinskij ed è nello stesso tempo un omaggio a questo capolavoro del ‘900.
    Attraverso l'ausilio di complesse trame audiovisive, quasi del tutto generate digitalmente ad eccezione di alcuni frammenti vocali e strumentali, il lavoro esplora nel profondo l'incessante e travagliata battaglia psicologica del soldato con il diavolo e la guerra, ma sopratutto con sé stesso. Avvolto dalla solitudine e circondato da sussurri spettrali egli diviene infine preda del tentatore.

    “Ghost and Whispers” ha ottenuto il secondo posto nella sua categoria alla prima edizione del “Premio Claudio Abbado” indetto dal MIUR.

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    IVAN PENOV

    Controcorrente (2013)

    Controcorrente si sofferma sull'osservazione temporale degli oggetti visivi e sonori senza una particolare linearità narrativa. La luce intesa come forza e vita è fondamentale nella ricerca poetica ed espressiva in questo lavoro. Ogni illuminazione diversa scopre contenuti nascosti e intimi, conferendo loro un senso nuovo ed osservandoli nel tempo attraverso le discontinuità audiovisive.

    “Controcorrente” è stato eseguito a: STEIM (Amsterdam), NYCEMF (New York), UVM (Brasilia), Musiques et Recherches (Bruxelles), Sonorities (Belfast), GLEAM (Glasgow).

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    TIZIANO BOLE

    Lontano giace il mondo (2011)

    Un mosaico in continuo movimento lascia intravvedere una scena notturna i cui protagonisti sono nell’ordine la fiamma, un musicista e una ragazza. Il titolo, preso dal primo Inno alla Notte di Novalis, è un omaggio a quell'angolo magico che il compositore individua nelle serate boschive, e la cui distanza dal mondo dell'ordinaria quotidianità lo può anche rendere vicino all'antica arte del mosaico, nonché ai simboli alchemici, ai geroglifici e ai pittogrammi preistorici raffigurati qui nei minuscoli tasselli.

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    GIACOMO BISARO

    Data (2015)

    DATA è una performance audiovisiva per nastro e “schermo sonoro”, uno strumento d’ideazione dell’autore. Si tratta di uno schermo di proiezione composto da una griglia di altoparlanti, ognuno collegato ad un oscillatore fotosensibile. È pensato per essere ‘“suonato” con la luce, o meglio con le animazioni che vi vengono proiettate e manipolate in tempo reale.
    Il suono prodotto dallo schermo (il quasi costante fruscio modulato), trattandosi di una somma di impulsi e click a varia frequenza, rappresenta un “limite” dal punto di vista timbrico. Ma è proprio da questo limite che è nato il concept del lavoro: un esplorazione ed espansione dell’attimo, del datum.
    Lo stesso click degli oscillatori è stato registrato ed isolato. Con esso è stato costruito il materiale sonoro del brano, che è stato organizzato nel tempo interpretando dei pattern binari. Analogamente, a partire da sequenze di zeri ed uno sono stati definiti metodi per guidare il sound design: calcolare le frequenze delle formanti di vari cluster, definire forme di inviluppi.
    Anche il video (in quest’occasione viene presentata una registrazione della flusso originariamente proiettata sullo schermo sonoro) si sviluppa a partire da varie limitazioni: la scelta di due colori, due forme di base (linee, quadrati), ma soprattutto la problematica di coniugare il linguaggio visivo a quello musicale in un rapporto di diretta conseguenza.

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    MAURIZIO GOINA

    DIVISODUE (2007)

    Volti e parti di volti organizzati in mosaici dissociati, complessi di azioni e voci che esplorano la scomposizione/ricomposizione dell’io in un gioco di specchi tra l’autore e la sua modella.

    Opera vincitrice del Premio MIUR delle Arti 2007.